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Una Vita militare, una vita di Autoefficacia.

Aggiornamento: 13 gen 2023


Articolo di Marco PACIFICO.

“Nella nostra professione, la volontà di riuscire e di tendere verso risultati che superano le attese, è la differenza tra successo e fallimento” (Forsvarsstaben, 2007. p. 160). Questa citazione trovata nella Dottrina Operativa Congiunta delle Forze Armate Norvegesi esprime in modo chiaro e semplice la necessità per un militare di possedere alti livelli di autoefficacia, necessari per rispondere ad uno stile di vita non comune e colmo di stressors invasivi.

La vita militare, con i suoi standard comportamentali e prestazionali offre costantemente a chi la conduce la capacità di organizzare i comportamenti, di sviluppare proattività e autoregolazione grazie al costante monitoraggio che agevola la riflessione sulle capacità espresse e soddisfa i quattro processi di realizzazione degli obiettivi definiti nella teoria social cognitiva di Albert Bandura (1997): auto-osservazione, auto-valutazione, auto-controllo e auto-efficacia. Queste componenti sono correlate ed ognuna esercita un effetto sulla motivazione e sul raggiungimento degli obiettivi (Redmond, 2010):

  1. Auto-osservazione: l’osservazione di se stessi permette di valutare il proprio progresso verso il raggiungimento degli obiettivi e per motivare i cambiamenti comportamentali è necessario farlo con con regolarità (il comportamento deve essere osservato continuamente) e vicinanza (il comportamento deve essere osservato mentre si verifica, o poco dopo).

  2. Auto-valutazione: l’autovalutazione confronta le prestazioni correnti di un individuo con una performance o un obiettivo desiderati. È influenzato dagli standard stabiliti e dall’importanza degli obiettivi. Gli obiettivi devono essere specifici e importanti; pertanto, obiettivi come “fai del tuo meglio” sono vaghi e non motivano affatto. Le persone provano soddisfazione dal raggiungimento di obiettivi gratificanti. Quando gli individui raggiungono questi obiettivi hanno maggiore disposizione a mantenere il livello di impegno costante, dal momento che le prestazioni, al di sotto degli standard, non saranno più soddisfacenti (Bandura, 1989).

  3. Auto-controllo: le reazioni alla propria performance possono essere motivanti. Se i progressi compiuti sono ritenuti accettabili, allora si avrà una sensazione di auto-efficacia positiva che alimenterà l’impegno verso il raggiungimento dell’obiettivo, se l’auto-valutazione è negativa, si potrebbe desiderare di lavorare di più. L’autocontrollo consente inoltre di rivalutare i propri obiettivi in concomitanza con le loro conquiste (Bandura, 1989). Se una persona ha raggiunto un obiettivo, è probabile che rivaluti e aumenti lo standard (obiettivo); mentre, se una persona non ha raggiunto l’obiettivo, è probabile che rivaluti e riduca lo standard (obiettivo) a un obiettivo raggiungibile.

  4. Auto-efficacia: la credenza nella probabilità di soddisfare gli obiettivi può essere di per sé motivante (Van der Bijl & Shortridge-Baggett, 2001). “L’autoefficacia si riferisce ai giudizi delle persone sulla loro capacità di svolgere compiti particolari: essendo legata al compito aumenta l’impegno e la persistenza verso compiti impegnativi, intensificando quindi la probabilità che siano portati a termine” (Barling & Beattie, 1983, cit. in Axtell & Parker, 2003, pag. 114).

L’affrontare con successo le diverse avversità che nel corso del servizio possono impattare il militare, in particolare quelle inattese e improvvise, determina lo sviluppo di esperienze di Sè virtuose e sviluppa costantemente positive convinzioni nelle proprie capacità di organizzare ed eseguire le azioni necessarie per gestire le situazioni future. E’ qui che si determina lo sviluppo dell’autoefficacia: ciò che un individuo crede di poter realizzare usando le sue abilità in determinate circostanze.

Bandura, nel suo storico e brillante trattato sull’autoefficacia (1977), illustra quattro fonti di informazioni che gli individui impiegano per giudicare la loro efficacia, tutti pilastri della vita militare: risultati delle prestazioni, esperienze vicarie, persuasione verbale e feedback fisiologico (stati emotivi e fisiologici):

  1. Risultati delle prestazioni: gli esiti delle prestazioni o le esperienze passate sono la fonte più importante di autoefficacia. Le esperienze positive e negative possono influenzare la capacità di un individuo di eseguire un determinato compito. Quando un’attività è stata eseguita bene in precedenza, è più probabile che si stabilisca un senso di competenza e che si ottengano risultati positivi in un compito simile (Bandura, 1977). Per questo motivo la costanza nella ripetizione rappresenta un ottimo esercizio.

“Le esperienze che hanno fatto sviluppare maggiore sicurezza, sono la fonte più influente di informazioni sull’efficacia perché forniscono la prova più autentica di sé, si può prendere tutto ciò che serve per avere successo. Il successo costruisce una solida credenza nella propria efficacia personale. I fallimenti la indeboliscono, specialmente se si verificano prima che il senso di efficacia è fermamente stabilito” (Bandura, 1997).

  1. Esperienze vicarie: le persone possono sviluppare autoefficacia alta o bassa indirettamente attraverso le prestazioni altrui. Vedere persone simili a sé che raggiungono i propri obiettivi attraverso l’impegno e l’azione personale incrementa nell’osservatore la convinzione di possedere anch’egli le capacità necessarie a riuscire in situazioni analoghe (Bandura, 1988).

  2. Persuasione verbale: l’autoefficacia è anche influenzata dall’incoraggiamento e dallo scoraggiamento relativi alle prestazioni o alla capacità di esecuzione di un individuo e sebbene la persuasione verbale sia probabilmente una fonte più debole di credenze di autoefficacia rispetto ai risultati della performance, è ampiamente utilizzata per la sua facilità e disponibilità immediata (Redmond, 2010).

  3. Feedback fisiologico (stati emotivi e fisiologici): le sensazioni e attivazioni corporee influenzano la percezione dell’eccitazione emotiva che influisce sulle convinzioni personali di efficacia (Bandura, 1977).

Vita militare e autoefficacia, un binomio non solo presente nei diversi iconici film, ma finalmente anche un ambito di applicazione scientifico (https://www.mdpi.com/2071-1050/14/11/6810) che si pone l’ambizioso obiettivo di studiare gli specifici training formativi e le daily routine da estendere e generalizzare ad altri mondi organizzativi, con l’obiettivo di produrre la convinzione di essere in grado di affrontare i compiti assegnati e affrontare lo stress della vita quotidiana.

Riferimenti:

Axtell, C. M., & Parker, S. K. (2003). Promoting role breadth self-efficacy through involvement, work redesign and training. Human Relations, 56(1), 112–131.

Bandura, A. (1977). Self-efficacy: Toward a unifying theory of behavioral change. Psychological Review, 84(2), 191–215.

Bandura, A (1988). Organizational Application of Social Cognitive Theory. Australian Journal of Management. 13 (2): 275–302.

Redmond, B. F. (2010). Self-Efficacy Theory: Do I think that I can succeed in my work? Work Attitudes and Motivation. The Pennsylvania: State University, World Campus.

Forsvarsstaben (2007). Forsvarets fellesoperative doktrine [Norwegian Armed Forces Joint Operational Doctrine]. Oslo: Forsvarsstaben.

Snyder C.R., Lopez S.J. (2005), Handbook of positive psychology, Oxford University Press, New York, NY, New York, NY, US.

Van der Bijl J, & Shortridge-Baggett L. The theory and measurement of the self-efficacy construct. Res Theor Nurs Pract. 2001; 15(3):189-207.

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